Ogni volta che si verifica un evento di largo impatto, ad esempio su scala mondiale, succede che poi emergono diverse conseguenze che portano a modificare lo scenario del momento pre-evento.
Se a volte certi effetti si manifestano e perdurano nel tempo, è doveroso ammettere che in altri casi assistiamo più che altro a delle bolle che nel giro di poco tempo si sgonfiano e si annullano.
Un esempio chiaro di questa situazione è la situazione degli investimenti immobiliari a Milano legati alla pandemia del Covid19.
Dopo le prime settimane di totale lockdown in molti avrebbero scommesso che il settore immobiliare nel capoluogo lombardo sarebbe crollato a picco risentendone per parecchi anni.
Tuttavia è importante sottolineare come una fonte autorevole come il Rapporto 2020 di Scenari Immobiliari, istituto indipendente di studi e ricerche, preveda invece già un nuovo rialzo nel 2021 dopo chiaramente una lieve, ma doverosa e scontata, flessione avvenuta in questo 2020.
Nei mesi precedenti però sono emersi altri elementi che si pensava fossero delle esigenze e delle nuove richieste per il mercato e che oggi invece potrebbero passare come puri e semplici miti da sfatare, rimbalzando quindi quelli che sono i rumors che affermano quanto il virus abbia cambiato lo scenario degli investimenti immobiliari.
Il primo fa riferimento al taglio delle case: durante il lockdown chiaramente le strade erano perlopiù vuote e le case affollate da tutti, o quasi, i componenti delle famiglie, in primis i figli, a causa della chiusura pressoché immediata di scuole e centri ricreativi e sportivi.
Non solo, la quarantena ha favorito chiaramente, per chi ha potuto, la modalità di lavoro in smartworking o, ancora più correttamente, in homeworking, cioè da casa. Ancora oggi molte aziende, vendendone gli effettivi benefici (meno spese di utenze, spese viaggi meno alte, risparmio sui buoni pasto, ecc), continuano a promuovere questa formula con i propri collaboratori e dipendenti.
Alla luce di tutto ciò si è pensato pertanto che una delle conseguenze fosse la richiesta di immobili più grandi proprio per poter gestire la convivenza ‘forzata’ di tutti gli elementi familiari. Siamo sicuri che effettivamente sia così?
Perché ovviamente una casa più grande comporta un investimento maggiore e non è detto che sia per tutti.
Legata a questo aspetto è la seconda condizione, ovvero maggiore richiesta per gli immobili in periferia piuttosto che in città magari prediligendo aree o paesi dotati di spazi verdi e altri comfort meno presenti all’interno di Milano. Falso mito o verità? Se subito dopo il lockdown il traffico era effettivamente calato rispetto alla normale tradizione medeghina, bisogna ammettere che sono bastati pochi mesi, o più semplicemente la riapertura delle scuole, per far riempire nuovamente tangenziali e strade periferiche per coloro che dall’hinterland devono recarsi al posto di lavoro situato in città. E’ confermata quindi la tendenza di un incremento di richiesta di immobili fuori Milano?
Ad oggi forse è ancora un po’ presto per stabilire con certezza se la pandemia abbia effettivamente mutato in modo significativo a Milano lo scenario del mercato immobiliare.
Quello che sicuramente possiamo affermare, basandoci sulle previsioni di istituti di ricerca nel settore, è che il capoluogo lombardo non ha perso la sua capacità attrattiva a seguito del virus ma sia ancora importante meta per gli investimenti immobiliari.
E questo, anche per noi di TMRE, è sicuramente un fattore positivo da tenere in considerazione quando ci rapportiamo con i clienti.